Le linee morbide e i colori cangianti del territorio piceno si sono lasciati interpretare e ridisegnare da chi ha trascorso la propria vita immerso in questo paesaggio. Il viaggio lungo i percorsi tratteggiati dagli artisti diventa metafora della trasformazione del mare in colline, dell’ocra rovente delle campagne in velluto azzurro del cielo. Lasciate che i vostri occhi accarezzino i fianchi sinuosi della terra di Osvaldo Licini o i cromatismi violenti di Tullio Pericoli, fino a farsi emozionare dalla profondità degli sguardi disegnati da Carlo Crivelli. Attraversate le pennellate che hanno rimodellato la natura per ritrovare, oltre i colori e le emozioni, tutta l’autenticità del territorio piceno.

Carlo Crivelli è l’ideatore di una pittura inconfondibile che emoziona con l’espressività delle sue figure religiose e con i dettagli che esaltano la quotidianità e i frutti della terra: colori e particolari capaci di rendere immortali l’oggetto più insignificante. Nato a Venezia nella prima metà del Quattrocento, Crivelli si formò alla scuola padovana dello Squarcione, ma verso il 1465 si trasferì nelle Marche: qui ebbe inizio la sua affermazione come artista e qui rimase fino alla morte avvenuta nel 1495. L’itinerario dedicato alle opere di Crivelli si snoda tra il piccolo borgo di Massa Fermana, dove nella chiesa dei SS. Lorenzo, Silvestro e Ruffillo si trova un polittico del 1468 firmato da Crivelli, il paese di origine medievale di Montefiore dell’Aso, il cui Polo Museale di S. Francesco custodisce il trittico che si trovava nella Chiesa di Santa Lucia, fino ad arrivare alla città di Ascoli Piceno. Qui la Pinacoteca ospita due trittici di Valle Castellana (La Madonna col Bambino tra S. Pietro Martire e S. Giacomo della Marca e La Madonna con Bambino e S. Lucia tra S. Antonio Abate e S. Sebastiano), mentre nel Museo Diocesano è possibile ammirare la Madonna di Poggio di Bretta. Ma è nella Cattedrale di Ascoli che si trova il capolavoro assoluto del Crivelli: il polittico di Sant’Emidio, con i suoi dieci pannelli, rappresenta da solo una panoramica completa sull’artista e sul suo stile. Delle numerose opere del Crivelli, questa è una delle poche rimasta inalterata nella sua collocazione originaria, ed è per questo ancora più preziosa.

Osvaldo Licini è l’“angelo ribelle” (dal titolo di una delle sue opere più note) del Piceno: pittore astrattista, il suo stile unico si differenzia da quello di tutti i contemporanei italiani. La sua pittura, fortemente emotiva, è ai limiti della poesia. È un artista capace di liberarsi dai vincoli del razionalismo geometrico, utilizzando linee e colori come uno strumento espressivo di potente intensità. Le sue opere, più che comprese, vanno in qualche modo “vissute”, per ciò che la loro forza pittorica è in grado di trasmettere. Licini, nato nel 1894 a Monte Vidon Corrado e qui morto nel 1958, frequentò l’Accademia di Belle Arti a Bologna e visse poi a Parigi. Tornò successivamente nella sua cittadina d’origine, dove restò fino alla morte, pur compiendo viaggi in Svezia, a Parigi e in altre città europee. A lui è intitolata la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, dove è custodita tutt’ora la maggior parte delle sue opere.

Tullio Pericoli è l’artista che ha saputo dare maggiore plasticità alla raffigurazione del territorio Piceno: il colore, puro, è steso spesso a spatola, arricchendosi di una profonda forza evocativa e diventando volume, movimento, ricordo. Ecco perché, anche chi vede per la prima volta le opere di questo artista, vi trova qualcosa di familiare: le sue creazioni sono la rappresentazione viva e attuale del territorio piceno, e tuttavia si legano alla memoria che ciascuno conserva dei luoghi della propria infanzia, ricolmi della stessa bellezza intatta e della stessa malinconia. Pittore e disegnatore italiano nato nel 1936 a Colli del Tronto, Pericoli è uno dei maggiori illustratori italiani della carta stampata. Le sue illustrazioni appaiono, tra gli altri, su Linus, Il Corriere della Sera e l’Espresso. Ben cinquanta disegni preparatori dell’artista, realizzati nel 1988 per la decorazione della Sala Garzanti di Milano sono esposti, grazie alla concessione da parte della Fondazione Carisap, presso la Galleria d’Arte Contemporanea “Osvaldo Licini” di Ascoli Piceno.