La vendemmia è iniziata con un ritardo di una decina di giorni a causa delle piogge e il freddo del maggio precedente.
Nelle Marche flessione annunciata sulla quantità (tra il 10 e il 12%) ma grande ottimismo per la qualità dell’uva.

Quantità più contenute ma qualità eccellente. A tratti superba. Raccolta vendemmiale in flessione nelle Marche rispetto al 2018 (-10/12%), con lo stesso trend delle regioni vicine (Abruzzo e Romagna) e migliore rispetto al quadro nazionale (-14/15%) anche se il dato non è ancora ufficiale. Quella del 2019 quindi si preannuncia una vendemmia da ricordare a partire dall’ottimo stato di salute dei vigneti dove, meteo permettendo, questa settimana inizia la raccolta dei vitigni più precoci. Si parte con i bianchi, dal Verdicchio al Bianchello, fino al Ribona e alla Passerina, per poi proseguire con i rossi fino alla fine di settembre. Una vendemmia posticipata di circa 8-10 giorni rispetto al 2018 e quindi anche più in linea con le medie storiche, per effetto di un maggio particolarmente freddo e piovoso che ha fatto slittare le normali fasi di sviluppo delle viti marchigiane.

Clima e vigneto

È stata una primavera piovosa quella del 2019, con più della metà delle precipitazioni stagionali concentrate nel solo mese di maggio (143 mm, +143% rispetto alla media). Proprio quest’ultimo, complice un sensibile calo delle temperature al di sotto della media stagionale (-3°C), ha protratto il periodo di germogliamento e fioritura della vite di circa 10 giorni rispetto al 2018. Un ritardo che si è riflesso sulle altre fasi di sviluppo della pianta, spostando anche il periodo di invaiatura e quindi il raggiungimento della piena maturazione dei grappoli, che si farà attendere, secondo le prime curve di maturazione, per 8-10 giorni in più rispetto allo scorso anno.

Per alcuni vitigni inoltre, le piogge continue e il freddo hanno disturbato l’allegagione. Mala primavera, al di là della parentesi di maggio, è stata mediamente calda, confermando la tendenza all’innalzamento delle temperature nella nostra regione rilevato a partire dagli anni 2000. Particolarmente bollenti i mesi di giugno e luglio. Nel mese di agosto, la rottura anticiclonica ha invece portato perturbazioni che hanno rinfrescato il clima, migliorando l’escursione termica.

Per le grandinate quest’anno il fenomeno ha avuto un’incidenza ridotta e si è concentrato soprattutto a luglio con episodi
a macchia di leopardo. Tra le aree maggiormente interessate quelle delle Doc Conero, Lacrima di Morro d’Alba e Castelli di
Jesi. A livello fitosanitario le principali criticità si sono verificate proprio a maggio quando le piogge continue hanno reso difficile l’accesso tempestivo in vigneto delle macchine irroratrici.

Le uve a confronto

«L’acqua di maggio fa belli». È proprio il caso di dirlo per le uve marchigiane, che alimentate dalle abbondanti piogge primaverili giungono alla vendemmia in ottimo stato di salute. Le precipitazioni più scarse dei mesi estivi fanno prevedere una resa uva/mosto media del 5-8% circa, mentre per quanto riguarda la produzione totale del vigneto Marche, le stime prevedono una riduzione del 10-12% rispetto al 2018. Un anno quello passato, che del resto è difficilmente eguagliabile in termini di quantità, con una raccolta record che secondo Istat ha fatto uscire dalle cantine marchigiane 884mila ettolitri di vino, di cui oltre 330mila di vini Doc e 168mila di Igt.

L’opinione di D’Ignazi

Per Giuliano D’Ignazi, presidente di Assoenologi Marche «stiamo assistendo a un ritardo nella maturazione delle uve, un dato che riavvicina le date di raccolta alla media storica. La qualità delle uve risulta ottima, grazie alla disponibilità di riserva idrica accumulata nel periodo primaverile. Ad oggi, possiamo stimare una quantità inferiore del 10%rispetto alla passatacampagna e si prevedono alti livelli qualitativi, con punte di eccellenza per i vini bianchi (Verdicchio, Pecorino e Passerina). Se l’andamento climatico di settembre sarà favorevole, avremo ottime prospettive anche per i vini rossi (Sangiovese, MontepulcianoeLacrima)».

Articolo di AndreaFraboni per il Corriere Adriatico.

LE INTERVISTE

  1. «Le punte di eccellenza soprattutto per i bianchi» Mazzoni dell’Istituto marchigiano tutela vini
  2. «Chardonnay e Pinot nero aspettando il Pecorino» Falcioni del Consorzio tutela vini piceni

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